domenica 23 settembre 2007

La pittura nel cinema: Brancaleone alle crociate

Solimano
I titoli di testa e di coda di Brancaleone alle crociate sono di Emanuele Luzzati (1921-2007), nella usuale collaborazione con Giulio Gianini, e a questo si aggiunge che il film è organizzato per episodi, ed all'inizio di ogni episodio c'è una illustrazione di Luzzati che mette subito in medias res, dice cioè quale sarà il tono dell'episodio.
Di sé diceva con eleganza lieve di non essere pittore, intendendo certamente di sentirsi soprattutto artigiano: illustratore, scenografo, ceramista. Quasi tutti, quando vediamo una illustrazione di Luzzati la riconosciamo immediatamente per il suo stile inconfondibile, ma forse non sappiamo quanto lavoro ha fatto, dalle scene per le rappresentazioni nei principali teatri lirici (ma anche per spettacoli di prosa e di danza), alle illustrazioni per i libri di Calvino e Rodari (anche la Divina Commedia, per il Corriere della Sera), ai film di animazione (sempre con Gianini). Ha utilizzato terracotte e smalti, arazzi, collage e incisioni; ha inventato i costumi, oltre a realizzare i bozzetti di scena. Ha persino arredato navi, palazzi e parchi giochi. In Piazza Carlo Felice a Torino allestì un grande presepe aggiungendo le figure delle fiabe. Si ispirò spesso, e lo si capisce solo a pensarci, al Flauto Magico di Mozart, e si tenne una mostra nella casa di nascita di Mozart a Salisburgo. E ricordo anche le mostre "Viaggio nel Mondo Ebraico" a Milano e a Roma, nell'anno 2000.
Torno a Brancaleone alle crociate. Le illustrazioni di Luzzati sono ancor più appropriate di quelle fatte per L'armata Brancaleone: c'è una perfetta corrispondenza con le intenzioni del regista Mario Monicelli.

Ed ora, due testimonianze.


Ho trovato sul sito Wuz questa intervista del 2004 a Emanuele Luzzati. Le domande le fa Piera Passalacqua:

Qual è il libro che ha durante l’infanzia le è rimasto particolarmente impresso?
Tutti i libri di Sergio Tofano a partire dal personaggio del Signor Bonaventura
Oggi quali sono i generi di lettura che predilige?
Oggi leggo molto meno. E si tratta più che altro di testi su cui devo lavorare. Quindi salto da un genere all’altro a seconda dei libri che devo illustrare. Quando ero più giovane leggevo di più ma ora mi sono molto impigrito. Se mi guardo intorno ora sono circondato da illustrazioni, scenografie, tavole... ce n’è abbastanza.
Quali libri da lei illustrati le sono rimasti particolarmente cari?
Il Candido di Voltaire, Peter Pan, Alice nel paese delle meraviglie. Anche le storie di queste fiabe mi sono particolarmente care.
E fra gli scrittori, quali l’hanno maggiormente ispirato?
Calvino e Rodari.
La sua arte si è espressa anche nel teatro. Da quale opera ha iniziato?
Forse la mia prima scenografia firmata ormai nel lontano 1963 per Gianfranco De Bosio con Il bugiardo di Goldoni.
Le capita di regalare libri?
No. Mi capita magari di regalare libri che ho già in casa e che ho già letto. Ma comprare un libro col proposito di regalarlo non mi succede da tanto tempo.
Le regalano libri?
Capita, a volte.
Quale fra questi l’ha particolarmente coinvolta?
Quelli di Chaim Potok mi hanno interessato molto, in particolar modo la descrizione del mondo ebraico jiddish americano.
Qual è il suo rapporto con l’illustrazione?
Un rapporto molto importante, il mio sogno di bambino diventato realtà. Naturalmente ci sono gli editori che mi danno dei limiti: due pagine a colori, una in bianco e nero, piccole illustrazioni da mettere in fondo alla pagina… spesso i limiti sono così tanti che finiscono col tramutarsi in stimoli.
A un giovane che oggi si accosta al suo mestiere cosa suggerisce?
Prima di tutto di vedere tecnicamente come sono i libri illustrati che esistono già: è importante studiare la tecnica altrui per trovare un proprio stile.
Quali testi di formazione suggerisce?
Dipende dal grado di preparazione. Per una persona già formata suggerisco sempre il Candido. Per chi invece si sta formando suggerisco Il cuore di De Amicis.


E così scriveva Mario Monicelli nel 1999, l'ho trovato sul sito Rai International:

Senza credere di essere unico
Ho lavorato con Lele Luzzati in occasione dell'"Armata Brancaleone", un film in cui all'inizio credevamo in pochi, ma che poi si è rivelato un grande successo popolare.
La storia era ispirata a un'idea insolita del Medioevo, assai lontana dall'iconografia classica di questo periodo storico, un po' scolastica e patinata, tutta donzelle, duelli e cavalieri. Ho proposto a Luzzati di fare un'animazione per i titoli di testa perché conoscevo e apprezzavo da tempo le sue qualità di scenografo e disegnatore.
Quando ho visto finito il suo lavoro, ho avuto la stessa impressione che mi ha dato la musica che nel frattempo aveva composto il maestro Rustichelli. Mi hanno entrambi rivelato il tono che avrebbe dovuto avere il film. Gentile, ironico e stilizzato quello di Luzzati, volutamente vanaglorioso e tronfio quello di Rustichelli. Insomma, il contributo di Lele è stato indispensabile alla riuscita e all'originalità del film, del resto, il suo cartone e diventato un "must" nella storia del disegno animato.
Luzzati appartiene a una generazione di persone che fanno tutto con qualità senza però farlo pesare, cambiando genere con disinvoltura senza per questo credere di essere unico e insostituibile.
Mentre probabilmente lo è.


P.S. Su Emanuele Luzzati ha già scritto un post Giuliano, nella serie Fumetti d'agosto. Le illustrazioni cliccatele, sono grandi e belle. I due post li trovate riuniti qui. La colonna sulla destra della home page "Spettatori, registi, scrittori" è forse necessariamente molto lunga e un po' complessa. Ma quando la si è capita, può essere comoda.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Su Luzzati ho già scritto tutto il bene possibile, quest'estate...
Posso solo ripetermi: meraviglioso.

Anonimo ha detto...

Ogni giorno si imparano molte cose in questo blog. Giulia